Eduscopio "Fondazione Agnelli" 2021/2022
PRIMO POSTO
NELL'INDICE DI COERENZA
TRA DIPLOMA E LAVORO
NELLA CLASSIFICA GENERALE
Scopri quali scuole della tua zona danno una marcia in più per l'università e il mondo del lavoro e scegli quella più giusta per te
6.000 scuole messe a confronto a partire dagli esiti universitari e lavorativi di 950.000 diplomati.
L’idea di fondo del progetto eduscopio.it è proprio quella di valutare gli esiti successivi della formazione secondaria - i risultati universitari e lavorativi dei diplomati - per trarne delle indicazioni di qualità sull’offerta formativa delle scuole da cui essi provengono.
Per farlo eduscopio.it si avvale dei dati amministrativi relativi alle carriere universitarie e lavorative dei singoli diplomati raccolti dai Ministeri competenti. A partire da queste informazioni vengono costruiti degli indicatori rigorosi, ma allo stesso tempo comprensibili a tutti, che consentono di comparare le scuole in base ai risultati raggiunti dai propri diplomati.
In particolare, per i percorsi universitari dei diplomati, eduscopio.it guarda agli esami sostenuti, ai crediti acquisiti e ai votiottenuti dagli studenti al primo anno di università, quello maggiormente influenzato dal lavoro fatto durante gli anni della scuola secondaria. Questi indicatori riflettono la qualità delle “basi” formative, la bontà del metodo di studio e l’utilità dei suggerimenti orientativi acquisiti nelle scuole di provenienza. In altre parole, i risultati universitari ci permettono di formulare un giudizio sulla qualità delle scuole secondarie superiori sulla base di informazioni che provengono da enti – gli atenei – che sono “terzi” rispetto alle scuole stesse, cioè imparziali, ma al tempo stesso molto interessati alla qualità delle competenze e delle conoscenze degli studenti.
Invece, per coloro che non proseguono gli studi e preferiscono entrare rapidamente nel mondo del lavoro, eduscopio.it verifica se hanno trovato un’occupazione, quanto rapidamente hanno ottenuto un contratto di durata significativa, se il lavoro ottenuto è coerente con gli studi compiuti o se invece è un lavoro qualsiasi. Infatti, la missione principale degli istituti tecnici e professionali è proprio quella di fornire competenze adeguate e immediatamente spendibili in termini lavorativi, curando in particolare la delicata fase di avvicinamento e ingresso al mondo del lavoro (transizione scuola-lavoro). Gli indicatori di eduscopio.it rivelano quali scuole assolvono molto bene a questa missione e quali, invece, accusano ritardi.
I dati sulle carriere lavorative dei diplomati sono riscostruiti a partire dagli archivi delle Comunicazioni Obbligatorie del Ministero del Lavoro e sono stati acquisiti attraverso la promozione di appositi accordi di collaborazione con i seguenti enti regionali:
Esiti lavorativi
Fonti principali dei dati
Eduscopio si basa su due fonti principali dei dati.
La prima è l’Anagrafe Nazionale degli Studenti (ANS) del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) dalla quale vengono tratte le informazioni sugli studenti che hanno conseguito un diploma in una scuola ad indirizzo tecnico o professionale (statale o paritaria). In particolare, dall’ANS, abbiamo attinto dati relativi a:
- caratteristiche demografiche – genere, luogo di residenza, origine italiana/straniera;
- studi scolastici compiuti - titolo di scuola secondaria di II grado conseguito, istituto che lo ha rilasciato, anno solare di conseguimento, votazione all’esame di Stato, età al diploma (bocciature);
Dall’Anagrafe Nazionale dello Studente (ANS) del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca acquisiamo le informazioni sui diplomati di ogni scuola in base alle quali calcoliamo il numero medio di diplomati, il voto medio di maturità e i tassi di prosecuzione.
La seconda fonte principale di informazione è rappresentata dai dati delle Comunicazioni Obbligatorie (COB) del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, le quali descrivono per ogni lavoratore dipendente i principali eventi che ne caratterizzano la carriera lavorativa.
Le COB sono state introdotte nel nostro ordinamento dall’anno 2008 (circolare No. 8371 del 21 dicembre 2007 del Ministero del Lavoro) che impone l’obbligo per i datori di lavoro di comunicare gli eventi relativi ad assunzioni, cessazioni, proroghe e trasformazioni di contratti di lavoro dei loro dipendenti. Tali comunicazioni vengono inviate in formato telematico ad un ufficio regionale.
Gli eventi riportati nelle COB per ogni diplomato considerato vengono ricondotti ai relativi rapporti di lavoro e questi ultimi vengono legati tra loro in un percorso di carriera. Per ogni singolo rapporto siamo dunque in grado di conoscere:
- la data di inizio;
- la data di fine;
- la durata del rapporto;
- le modalità di lavoro (part time/full time)
- il tipo di contratto (tempo determinato/indeterminato) e inquadramento (qualifica);
- il comune di lavoro;
- il settore economico in cui opera l’impresa che assume.
La combinazione dei dataset
Per poter procedere correttamente all’integrazione delle informazioni derivanti dai due dataset è stato necessario attribuire ad ogni diplomato presente nell’ANS i rapporti di lavoro individuati per il medesimo soggetto nelle COB. Dunque, l’“aggancio” delle informazioni non poteva che avvenire a livello individuale (microdato) usando l’unica chiave identificativa univoca presente in entrambe le fonti di dati: il codice fiscale.
Tuttavia, in osservanza delle norme sulla tutela della privacy, i dati utilizzati per le analisi non potevano che essere forniti secondo criteri di ‘opacità’, oscurando qualunque variabile anagrafica identificativa di singoli soggetti e dunque anche il codice fiscale.
Per integrare le informazioni senza possibilità di errore, ma insieme tutelando la privacy degli individui – rendendo impossibile risalire alla loro identità - si è dunque proceduto a “crittografare” le informazioni identificative originarie, anonimizzandole, attraverso un algoritmo di hashing. In particolare, i due Enti (MIUR, MLPS), dopo aver “agganciato” i dati sulla base dei codici identificativi hanno applicato la procedura eliminando poi i codici fiscali originari e le altre variabili anagrafiche identificative, fornendo delle banche dati perfettamente anonimizzate.
Studenti considerati
Per la nostra analisi abbiamo considerato tutti i diplomati dei corsi diurni (quelli dei corsi serali sono solitamente di età avanzata e già occupati) degli indirizzi tecnici e professionali delle scuole statali e paritarie negli anni scolastici triennio 2013/14, 2014/15 e 2015/16.
In totale abbiamo analizzato gli esiti lavorativi di 566.696 diplomati.
Metodologia – Esiti lavorativi
Gli indicatori di performance
Per comparare la capacità delle scuole di preparare per l’ingresso nel mondo del lavoro si sono prese in considerazione diverse tipologie di indicatori che guardano sia ad aspetti quantitativi che qualitativi delle esperienze lavorative dei diplomati.
Abbiamo calcolato un primo set di indicatori che guarda all’evoluzione nel tempo delle condizioni occupazionali e descrive la situazione in cui si trovano i diplomati entro i primi due anni dal diploma (dal settembre dell’anno di diploma al settembre del secondo anno successivo a quello di diploma).
L’orizzonte temporale dei 2 anni successivi al diploma è stato scelto tenendo in considerazione il fatto che, per questioni congiunturali e strutturali, negli ultimi anni i periodi di disoccupazione possono essere molto lunghi, soprattutto per i giovani alle prime esperienze. Secondo l’OCSE, per il 64% dei giovani italiani di età compresa tra i 20 e i 24 anni, la durata della disoccupazione (unemployment duration) è superiore all’anno. Scegliere un periodo di 2 anni equivale a dare ai diplomati tutto il tempo necessario a compiere un percorso tipico di ingresso nel mondo del lavoro, primo inserimento lavorativo, acquisizione di esperienza e accesso a un’occupazione stabile.
Gli indicatori che prendono in considerazione l’intero arco dei due anni successivi al diploma sono i seguenti:
a) Status occupazionale (nella scheda di ciascuna scuola "cosa fanno i diplomati"), che classifica i diplomati in:
- Occupati: diplomati non immatricolati all’università che hanno lavorato per almeno 180 giorni (6 mesi) nell’arco di tempo considerato;
- Sottoccupati: diplomati non immatricolati all’università che hanno lavorato per non più di 180 giorni (6 mesi)
- Studenti lavoratori: diplomati che risultano immatricolati all’università per i quali risultano anche rapporti di lavoro in corso o esauriti nell’arco di tempo considerato;
- Studenti: diplomati che risultano immatricolati all’università per i quali non risultano rapporti di lavoro nell’arco di tempo considerato;
- Altro: diplomati che non risultano immatricolati all’università e per i quali non risultano rapporti di lavoro nell’arco di tempo considerato (disoccupati, NEET, trasferiti all’estero per studio/lavoro, iscritti a ITS o AFAM, ecc).
La scelta dei 180 giorni solari come soglia per considerare uno studente prevalentemente occupato o sottoccupato deriva dall’osservazione della distribuzione delle giornate lavorate per tutti i diplomati che si trovano nella banca dati lavorativa. Anche se a prima vista può sembrare una soglia molto bassa (3 mesi di lavoro all’anno), si tenga presente che - al di là delle condizioni congiunturali sfavorevoli per l’inserimento lavorativo dei più giovani di cui si è già detto - i dati ci dicono che molti diplomati sono ancora impegnati in attività formative non universitarie (ad esempio, corsi professionalizzanti promossi da enti locali, associazioni, ecc.) negli anni immediatamente successivi al conseguimento del titolo di scuola secondaria di II grado (12% secondo l’Indagine sui diplomati dell’Istat 2007, fino al 24% secondo l’indagine AlmaDiploma 2014).
b) A partire dai dati sullo status occupazionale abbiamo costruito un indicatore di maggior dettaglio: l’Indice di Occupazione della scuola. Si tratta di una misura più pregnante della capacità formativa della scuola ai fini dell’inserimento lavorativo calcolata a partire da coloro che hanno manifestato un interesse esclusivo per il mondo del lavoro. Dunque, consideriamo come base di calcolo i diplomati che non hanno proseguito con gli studi a livello universitario (non immatricolati) e calcoliamo la percentuale di coloro tra questi che hanno lavorato per almeno 6 mesi nei due anni successivi al diploma.
c) Tempo di attesa per la prima occupazione significativa (nella scheda di ciascuna scuola “Attesa per il primo contratto disponibile”) È il numero di giorni (solari) intercorrenti tra la data di diploma e l'avvio del primo rapporto di lavoro che prevede una continuità di almeno 30 giorni.
d) Distanza da casa del lavoro. È la mediana della distanza tra la scuola (punto di riferimento per tutti i diplomati) ed il luogo di lavoro per tutti i rapporti intercorsi nel corso del biennio osservato, pesata per la durata del rapporto di lavoro.
Altri indicatori sono stati invece definiti a partire da “fotografie” scattate a una distanza di 2 anni dal diploma. Dunque non tengono conto di quanto successo nell’intero arco del biennio, ma solo di ciò che era possibile vedere alla fine del periodo considerato.
e) Tipologia di contratto a 2 anni dal diploma (nella scheda di ciascuna scuola “Contratto dei diplomati dopo 2 anni”). Si tratta di una quantificazione percentuale dei contratti permanenti e temporanei tra i diplomati di una scuola che dopo due anni si trovano nella condizione di “occupati”. Le tipologie considerate sono: lavoro permanente a tempo indeterminato, lavoro permanente in apprendistato e lavoro temporaneo.
f) Coerenza della qualifica (a 2 anni dal diploma) (nella scheda di ciascuna scuola "Coerenza tra diploma e lavoro dopo 2 anni"). È un indicatore che valuta se il rapporto di lavoro in essere a 2 anni prevede una qualifica in linea con il titolo di studio conseguito (specializzazione dell’indirizzo di studi). L’indicatore può assumere tre valori: “lavoro coerente con il titolo di studio”, “professioni trasversali”, “lavoro non coerente con il titolo di studio”. Il concetto di coerenza è stato definito a partire dalle osservazioni puntuali le corrispondenze tra titoli e professioni e classificando ciascuna coppia in una delle tre categorie. Le professioni trasversali sono quelle che, avendo caratteristiche non meglio specificate, potrebbero essere svolte a partire dalle competenze acquisite nell’ambito di percorsi di studio diversi (ad es. commessi in attività commerciali di diversi settori merceologici). Per queste professioni non si può valutare con certezza il grado di coerenza. Per la tabella di corrispondenza tra qualifiche professionali e titoli di studio si rimanda al documento tecnico più sotto.
Per ovviare a distorsioni legate al periodo osservato o a particolari eventi contingenti, per la “fotografia” a due anni dal diploma viene assunto come riferimento effettivo il mese precedente alla scadenza del biennio; dunque, vengono osservati il rapporto in essere tra il ventitreesimo e il ventiquattresimo mese. In caso di presenza di più rapporti nel periodo osservato (per effettivi cambi di rapporto nel mese o per sovrapposizione di rapporti part time) viene assunto come valido il più recente.
Dai singoli studenti alle scuole
Una volta ricostruite le carriere e calcolati gli indicatori per ogni singolo diplomato si possono ricondurre gli esiti lavorativi di questi alle scuole presso le quali hanno conseguito il diploma. La capacità di una scuola di preparare bene per l’ingresso nel mondo del lavoro sarà rivelata per ciascun indicatore dalla media delle performance dei suoi studenti nei tre anni considerati.
Tenere conto di tre anni successivi fa sì che le scuole vengano valutate per la capacità educativa espressa da un numero maggiore di consigli di classe (insegnanti). La misura sarà dunque più realistica poiché meno dipendente dalle particolarità di una singola “annata” di diplomati e/o di un piccolo gruppo di docenti.
Quali scuole?
Per molte ragazze e molti ragazzi il passo successivo al diploma è l’accesso ai corsi universitari; si tratta in prevalenza di studenti che hanno frequentato corsi di tipo liceale. In virtù di queste scelte, i percorsi liceali vanno valutati primariamente in base al criterio dei risultati universitari, come viene fatto in eduscopio.it. Invece, soltanto la metà degli studenti che hanno conseguito un diploma tecnico decide poi di proseguire gli studi e per chi ha frequentato un istituto professionale questo numero scende a uno su cinque.
La missione principale degli istituti tecnici e professionali, infatti, è proprio quella di fornire competenze adeguate e immediatamente spendibili in termini lavorativi, curando in particolare la delicata fase di avvicinamento e ingresso al mondo del lavoro (transizione scuola-lavoro). Alcune scuole assolvono molto bene a questa missione, altre sono meno efficaci.
Eduscopio si concentra proprio sugli istituti tecnici, sia del settore economico e che del settore tecnologico, e sugli istituti professionali, sia del settore Servizi che del settore Industria e Artigianato, così come definiti dall’attuale ordinamento scolastico in vigore dopo la riforma Gelmini del 2010.
Per dare una maggiore solidità statistica ai risultati, abbiamo deciso di considerare solo i corsi di studio che abbiano almeno 10 diplomati all’anno per un totale di 30 nel triennio considerato.
Dunque, adottiamo una soglia dimensionale assoluta che ci porta ad escludere circa il 4% di scuole per attenuare il rischio di misurazioni distorte, con valori degli indicatori che dipendono fortemente, nel bene e nel male, dalle performance di uno o due studenti.
Quali confronti?
L’obiettivo di Eduscopio è quello di offrire a studenti e famiglie informazioni semplici e comparabili su come gli istituti tecnici e professionali – statali e paritari - preparano i propri studenti per il mondo del lavoro.
Per questa ragione la comparazione diretta tra scuola viene proposta sulla base di tre indicatori fondamentali tra quelli presentati più sopra: la percentuale di diplomati “occupati” (coloro che hanno lavorato per più di 6 mesi in due anni), il tempo d’attesa per il primo contratto significativo, la coerenza tra studi fatti e qualifica. È l’utente stesso a scegliere rispetto a quale indicatore richiedere l’ordinamento delle scuole così da poter rispondere a tre quesiti che tipicamente ci si pone di fronte alla scelta di una scuola di tipo tecnico o professionale:
“Se frequentassi questa scuola …
- … troverei lavoro dopo il diploma?
- … farei quello per cui ho studiato e mi sono preparato o si tratterebbe di un lavoro qualsiasi?”
Le altre informazioni utili alla comparazione vengono organizzate nelle schede di approfondimento disponibili per ogni singola scuola.
Affinché le informazioni fornite siano rilevanti per le scelte degli studenti e per la riflessione sul proprio operato da parte delle scuole, riteniamo opportuno e prudente confrontare le scuole solo con altre scuole dello stesso settore su un territorio circoscritto. Il motore di ricerca di Eduscopio permette di comparare, dunque, istituti tecnici del settore economico con altri istituti tecnici del settore economico, istituti professionali del settore servizi con altri istituti professionali del settore servizi, e così via.
La ragioni di questa scelta sono semplici.
In primo luogo, confrontare scuole che offrono indirizzi di studio differenti è fuorviante per lo studente. Ogni indirizzo di studio presenta una proposta formativa specifica che valorizza in modo differenziato le abilità e le conoscenze pregresse degli studenti. Per avere un percorso di studio proficuo e senza pericoli di insuccesso lo studente dovrebbe optare per indirizzi formativi che valorizzino i suoi punti di forza e i suoi interessi. Per questo serve un buon processo di orientamento alle scuole medie. Qualsiasi comparazione della qualità formativa delle scuole, come quella qui proposta, fornisce un ulteriore elemento di riflessione per la scelta, ma non può sostituirsi al processo di orientamento, che invece è presupposto.
In secondo luogo, quando si sceglie una scuola secondaria di II grado le possibilità di spostamento sono generalmente ridotte. Il perimetro delle scelte è per forza di cose limitato a un raggio di pochi chilometri dal luogo di residenza. Per questa ragione, è del tutto irrilevante per uno studente sapere dov’è localizzata la scuola dell’indirizzo prescelto che offre in assoluto le migliori opportunità di inserimento lavorativo, se quella scuola non è per lui raggiungibile; ha invece molto più senso avere a disposizione una comparazione delle scuole che operano in prossimità della propria abitazione o a una distanza relativamente ridotta e percorribile su base quotidiana.
Considerazioni analoghe valgono per le scuole. Potersi confrontare con scuole dello stesso tipo, fornisce loro delle indicazioni utili, poiché basate su comparazioni eque. È noto che nel sistema educativo italiano ci può essere molta differenza in partenza tra gli studenti che scelgono diversi indirizzi di studio, sia in termini di risultati scolastici pregressi che di condizioni sociali, culturali ed economiche della famiglia. Questi sono fattori che influenzano gli esiti di apprendimento indipendentemente dall’operato delle scuole; per questo, affinché i confronti siano realmente informativi, bisogna comparare grandezze omogenee, cioè scuole con condizioni di partenza analoghe.
Allo stesso modo, anche le condizioni dei contesti educativi nei quali le scuole operano, in termini di ricchezza economica, qualità del tessuto produttivo, dinamicità del mercato del lavoro, possono influire sulle opportunità di inserimento lavorativo degli studenti. Esistono vincoli e opportunità strettamente legate al territorio di riferimento e la qualità delle scuole si manifesta anche nella loro capacità di attenuare gli effetti dei primi e di cogliere le seconde. Quello che le scuole non possono fare autonomamente e in tempi brevi, invece, è modificare il contesto di riferimento. Dunque, una valutazione equa e utile alla riflessione sul proprio operato è quella che mette a confronto scuole dello stesso tipo operanti in un medesimo contesto territoriale.
Per maggiori dettagli, scarica il documento tecnico sulla metodologia di eduscopio.it dalla sezione download in fondo alla pagina.
- Assessorato alle Politiche di Sviluppo, Lavoro, Formazione e Ricerca della Regione Basilicata, con il coordinamento della Direzione Generale del Dipartimento e con il supporto tecnico dell’Ufficio Politiche del Lavoro.
- Assessorato alle Politiche Europee allo Sviluppo, Scuola, Formazione Professionale, Università, Ricerca e Lavoro della Regione Emilia-Romagna, con il coordinamento della Direzione Generale Economia della conoscenza, del Lavoro e Impresa e con il supporto tecnico di Ervet.
- Assessorato al Lavoro, Pari Opportunità e Personale della Regione Lazio, con il coordinamento della Direzione Regionale Lavoro e con il supporto tecnico di LAZIOcrea che predispone l’accesso pubblico alle Comunicazioni Obbligatorie attraverso un apposito OpenDataHub.
- Assessorato all'Istruzione, Formazione e Lavoro della Regione Lombardia, con coordinamento della Direzione Generale e con il supporto tecnico della Struttura Sistemi informativi e Comunicazione
- Assessorato all'Istruzione, Lavoro e Formazione Professionale della Regione Piemonte, con il coordinamento della Direzione Coesione Sociale e dell'Area Istruzione e Formazione Professionale della Città metropolitana di Torino, con il supporto tecnico dell’Osservatorio Regionale del Mercato del Lavoro e dell'Osservatorio Orientamento, Istruzione e Formazione Professionale.
- Ufficio di Presidenza e Assessorato al Lavoro, Formazione Professionale, Cooperazione e Sicurezza Sociale della Regione Sardegna, con il coordinamento dell’Ufficio di Gabinetto di Presidenza e con il supporto tecnico dell’Ufficio di Gabinetto dell’Assessorato.
- Assessorato all'Istruzione, alla Formazione, al Lavoro e Pari Opportunità della Regione Veneto, con il coordinamento dell’Area Capitale Umano e Cultura e con il supporto tecnico di Veneto Lavoro.